domenica 2 aprile 2017

Felicità individuale e felicità collettiva: che cosa dobbiamo ancora imparare dall'illuminismo

Un sorriso, spontaneo, sincero, impossibile da nascondere; ecco qual'è la nostra idea di felicità: quella sensazione travolgente che ci pervade ogniqualvolta raggiungiamo un importante traguardo, riceviamo un elogio da una persona che stimiamo o ci rendiamo conto di aver superato un ostacolo che ci sembrava invalicabile. Sentirsi così è meraviglioso e tutti vorremmo durasse per sempre. Ecco dove sbagliamo, ecco dove Verri e Muratori, intellettuali del '700, possono insegnarci ancora qualcosa. Leggendo i loro testi, infatti, ci si imbatte in concetti da noi poco considerati come "pubblica felicità", "pace e tranquillità", "perfezionare la ragione per migliorare se stessi".
Pensando alla felicità, oggi, di benessere generale e di come ottenerlo non ci si interessa. Scrittori come Muratori, invece, si sono spesi per analizzare questo lato della felicità: nel suo testo "Della pubblica felicità. Oggetto de' buoni principi." egli afferma, infatti, che la felicità si ottiene grazie ad uno stato che si impegna a garantire la giustizia e a favorire il popolo dal punto di vista economico. Muratori parla di una società felice, non di un singolo uomo la cui ruota della fortuna sta girando dalla parte giusta.

Quest'idea, di una felicità vista come un bene comune, come di un livello di benessere da raggiungere insieme, quest' idea è quella che dovremmo rubare all' illuminismo e riadattare al nostro tempo. Se per Muratori dovrebbe essere in
l principe a garantire il benessere dei suoi sudditi, noi dovremmo andare oltre, non solo alla ricerca di un benessere diffuso all'interno dello stato - che già sarebbe utopistico - ma alla ricerca di un' umanità interamente felice.
Fino ad ora siamo passati dal benessere del popolo a quello del singolo, alla momentanea sensazione di euforia; dovremmo, invece, invertire la tendenza è tornare  a pensare al benessere collettivo, a partire dalle politiche dei singoli Stati per poi salire, per esempio, a livello europeo e, perché no, mondiale. Sono consapevole di quanto questa visione appaia, e sia, irrealistica ma è ancora una volta dal pensiero illuminista che possiamo trarre ispirazione e rendere questo sogno un pochino più raggiungibile. Mi sto riferendo alla conoscenza, alla ragione e, nel mondo di oggi, all' educazione. Trecento anni fa Pietro Verri teorizzato un raggiungimento della felicità attraverso la ragione che "rischiara il sentiero che vi conduce" ed è la ragione l' unica lanterna che dovremmo seguire per raggiungere l' utopico traguardo di una società universalmente felice. Se crediamo a Verri, crediamo nella conoscenza che forma le idee che, a loro volta, dominano il mondo; dovremmo, quindi, utilizzare le nostre nuove conoscenze scientifiche, soprattutto quelle nel campo economico, psicologico e medico per migliorare la nostra società. Come, viene da chiedersi. A partire dall' opinione, proprio come diceva Verri. Infatti solo facendo capire ad ogni singolo cittadino del mono che vivere in una pianeta in cui tutti stanno bene migliora anche la vita di chi sta già bene e che non si possono risolvere i problemi di un singolo stato se non si risolvono quelli globali, possiamo raggiungere il nostro obiettivo.
Prendiamo un esempio vicino esempio concreto: qui in Italia, uno dei più gravi problemi è l' immigrazione; penso che tutti saremmo d'accordo nel convenire che la soluzione non si tornerà cambiando le politiche Italiane riguardo ad essa, chiudendo il confini oppure facilitando l' ingresso e l' ottenimento del permesso di soggiorno, bensì risolvendo il problema alla radice. Invece di spendere le nostre risorse per accogliere in europa le ondate di migranti che arrivano ogni anno, dovremmo impegnarci per contrastare guerre, malattie e povertà, per far si che nessuno sia costretto a fuggire dal proprio paese per sperare in una vita migliore o, meglio, in una vita.
Capiamo, quindi, che è impossibile pensare alla felicità personale senza avere una visione più ampia, senza preoccuparci della felicità del nostro stato e di quella del nostro pianeta, soprattutto in una società globalizzata come la nostra in cui tutto e tutti sono più che mai connessi.
Giorgia Bulli 4C

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