L’istituzione
della “giornata della memoria” è sicuramente un atto di doverosa testimonianza
nei confronti di una pagina vergognosa della nostra storia recente, che non
dovrebbe mai essere dimenticata. L’impressione è, però, che tale anniversario
si stia a mano a mano riducendo ad un mero evento commemorativo, in quanto
l’attualità ci sta proponendo numerosi avvenimenti che sembrerebbero dimostrare
che la memoria dell’uomo è piuttosto corta. Molti ritengono che la storia
insegna, ma evidentemente il genere umano non è un buon allievo, dal momento
che gli errori del passato sembrano ripetersi con triste inesorabilità.
Da più parti si
sostiene che la razionalità tipica dell’era moderna, unita ai valori etici di
comune convivenza, dovrebbe garantire i diritti inalienabili dei singoli uomini
e anche dei popoli. Purtroppo, però, la razionalità molte volte viene meno
quando si entra in contatto con culture notevolmente diverse dalla nostra, alla
quali si tende a guardare con sospetto.
La paura
dell’uomo verso tutto ciò che è “differente” è naturale e può essere superata
solo con una paziente opera di reciproca conoscenza. La paura, però, prende
spesso il sopravvento sulla ragione. L’esempio più evidente è, al momento, la
gestione dei flussi dei migranti provenienti dal continente africano e dalle
zone di conflitto. Siamo infatti testimoni della reazione incomprensibile di
alcuni Paesi dell’attuale Unione Europea che, pur avendo assistito, durante
l’ultimo conflitto mondiale, alla fuga di migliaia di loro concittadini, che
cercavano rifugio in altre parti del mondo per sfuggire alla guerra e alle
persecuzioni razziali, adesso chiudono i confini di fronte all’esodo di persone
che si trovano nelle medesime condizioni. O pensiamo alle recenti costruzioni
di muri, barriere e fili spinati, sempre nell’intento di respingere l’afflusso
di tanti disperati, quando solo ventotto anni fa il mondo applaudiva e gioiva
per la caduta del muro di Berlino.
Stiamo,
purtroppo, assistendo, in più parti del mondo, all’emergere di una preoccupante
nuova deriva nazionalistica che ha poco a che vedere con i principi di civile
convivenza e collaborazione, che sono stati, per esempio, alla base della
nascita dell’Unione Europea nell’immediato dopoguerra. E questo anche in Paesi
che da sempre si fanno paladini nel mondo dei valori di democrazia e libertà. In
questi casi, né la razionalità né la memoria sono stati sufficienti ad evitare
comportamenti che sono indegni di nazioni che dovrebbero essere un esempio di
civiltà per tutti.
Matteo Correnti
IV F
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