giovedì 23 febbraio 2017

Dietro le sbarre

Mi ricordo ancora quell'afoso pomeriggio d'estate, interrotto dal fastidioso suono dell'allarme della banca centrale di Napoli, causato da una rapina, di cui scoprii che mio figlio era stato complice. Ero molto indecisa sul da farsi: denunciarlo dopo averlo riconosciuto oppure tacere e lasciare che le indagini proseguissero.
La sera, controllato lo zaino di Lorenzo, contenente l’enorme somma di denaro che era stata rubata, ebbi la conferma della sua colpevolezza. Non riuscii a dormire, a causa di continui dubbi e incertezze che mi tormentavano e non mi permettevano di trovare una soluzione.
La mattina dopo decisi di parlare con lui a proposito della situazione, senza riscuotere però il successo desiderato. Infatti Lorenzo pieno di rabbia e paura, ebbe una reazione che non mi sarei mai aspettata; scappò e dimostrò di non sapersi prendere le proprie responsabilità. A quel punto decisi di costituirmi per pagare l’errore commesso nell'educarlo ed è per questo che adesso sono qui, in carcere, a scontare la mia pena. All'improvviso una guardia entra nella mia cella e mi ordina di seguirla lungo il corridoio. E a quel punto lo vedo: Lorenzo è lì che mi guarda in lacrime. È venuto a raccontare la verità e ad autodenunciarsi per liberarmi da un destino che non avrei meritato. Gli corro incontro, lo abbraccio singhiozzando e mi rendo conto in quel momento di essere finalmente orgogliosa di lui.

progetto classi aperte 1C:
Leonardo Marsich, Eleonora Perini,
Federico Pica, Linda Pistrin,
Giulia Richt, Alessio Tacconi,

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