Una luce, una luce di speranza, nonostante sia su un vecchio barcone che galleggia in mezzo al mare e abbia già percorso centinaia di kilometri, intravedo ancora una piccola luce, una luce di speranza.
Mi chiamo Jasmine, anche se, qui sulla barca, i pochi che mi parlano mi chiamano Leonina, forse perché sono della Sierra Leone oppure perché anche in questi momenti cerco di dare il meglio di me aiutando tutti quelli che ne hanno bisogno.
Anche alla mia nascita c’era la guerra ma, tutto sommato, ero una bambina felice, avevo dei genitori affettuosi e potevo vivere in tutta tranquillità con i miei coetanei. Insomma tutto bello finché, all’età di sette anni, sono stata costretta a lasciare la mia casa, Koindu, la mia città, i miei amici e la Sierra Leone perché i soldati erano entrati in città saccheggiando tutte le case che incontravano sulla loro strada. Lasciata Koindu, attraversai i pochi chilometri di colline che portavano a Kissidougou in Guinea, da lì presi un treno che portava a Bamako, capitale del Mali, dove cambiai convoglio per raggiungere Tunisi dopo pochi giorni di viaggio.
Prima di partire i miei genitori mi rassicurarono dicendomi che mi avrebbero raggiunta in qualsiasi modo. Giunta lì m’imbarcai su questo scassato barcone chiamato Casablanca.
Ma, nonostante sia a più di cinquanta chilometri da qualsiasi terra ferma, sono di nuovo felice perché qui posso finalmente rendermi utile, e di aiuto ce n’è veramente bisogno. Gli scafisti ci trattano molto male, ieri hanno picchiato una povera donna davanti a tutti noi, davanti ai bambini più piccoli. In altri momenti questi sono felici come non mai e giocano fra loro. Solo i bimbi, nella loro innocenza, possono essere felici nonostante i momenti di difficoltà. Insomma qui sulla barca non c’è discordia, non c’è egoismo e tutti si impegnano per fare in modo che ognuno possa avere una vita felice.
La vita è un viaggio, un viaggio verso la felicità!
Luca Alberti, I C
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